1. Obiettivi dell’incontro
L’obiettivo dell’incontro del 29 ottobre é stato quello di esaminare e condividere le motivazioni che
ci hanno spinto a lanciare l’iniziativa «Dichiariamo illegale la povertà» e, quindi,
a) identificare le ragioni strutturali che hanno condotto le nostre società a “vivere” ancora oggi
con dei miliardi di esseri umani in stato di “povertà” (assoluta, estrema, relativa,di genere,
economica, culturale, sociale, come esclusione, come miseria…..), e capire le ragioni del
reale fallimento delle strategie/politiche e programmi di lotta contro la povertà
(eliminazione, sradicamento, riduzione) di questi ultimi 40 anni;
b) ed, in secondo luogo selezionare i punti chiave strategici sui quali costruire le linee di forza
dell’alternativa (l’illegalità della povertà e non dei poveri).
L’incontro é stato strutturato in due parti: il mattino é stato dedicato al punto a). Il pomeriggio
all’esame del punto b).
Era stato convenuto che l’esame e la condivisione dei contenuti precisi dell’iniziativa “Dichiariamo
illegale la povertà” cosi come della sua ingegneria operativa avrebbero fatto l’oggetto della seconda
riunione del gruppo promotore fissata per il 3 dicembre 2011.
Trentadue persone erano presenti (laici, missionari, giornalisti, cittadini, docenti universitari,
operatori sociali e dell’economia solidale….). Altre otto persone hanno espresso la loro adesione a
far parte del gruppo promotore ma per diverse ragioni non hanno potuto partecipare all’incontro.
2. Risultati dell’incontro
2.1.Due osservazioni generali
L’accordo é stato unanime sulla convinzione che la lotta contro la povertà deve essere condotta
sulle cause strutturali e che il fallimento delle politiche é dovuto precisamente al fatto che esse
non hanno voluto attaccare le cause, dimostrando cosi nelle nostre società l’assenza di reale
volontà di lottare effettivamente contro la povertà.
Segnaliamo, tuttavia, che due-tre partecipanti hanno sottolineato che preferiscono parlare di lotta
contro la miseria e che a loro avviso quel che sarebbe prioritario é di ridare dignità ai poveri ed alla
povertà.
Ancor più unanime é stato il convincimento che «dichiarare illegale la povertà» significa soprattutto
mettere al bando i fattori che generano ed alimentano i processi d’impoverimento e di
arricchimento inuguale e che, quindi, lottare contro la povertà significa lottare contro la ricchezza
inuguale ed escludente.
2.2 Identificazione delle cause strutturali del fallimento delle politiche contro la povertà
Sono state menzionate le cause seguenti:
l ’enfasi parossistica messa sulla priorità data alla crescita della ricchezza soprattutto individuale (a
scapito della ricchezza collettiva) in termini di beni e di servizi «consumabili». Da qui, una cultura
collettiva che ha interiorizzato la crescita economica - assimilata a « sviluppo » ed a « progresso
umano e sociale -come il principio/finalità primario della creatività individuale e collettiva ;
l’adesione quasi universale, ad opera delle classi dirigenti di quasi tutti i paesi del mondo, al modello
di crescita economica fondata sui principi dell’economia capitalista di mercato (adesione all’idea che
non v’é soluzione alternativa « realista » al capitalismo ed al mercato). Da qui, la sottomissione al
predominio degli imperativi commerciali e della competitività globale di tutti contro tutti per la
sopravvivenza dei più forti. Aver dato la priorità alla competitività globale mondiale si é tradotto
inevitabilmente in una reale e concreta marginalizzazione degli obiettivi della lotta contro la
povertà/l’impoverimento.
l’accettazione da parte delle classi dirigenti della mercificazione di qualsiasi forma di vita ( e, di
recente, di monetizzazione della natura), dei meccanismi di privatizzazione, di liberalizzazione e di
deregolamentazione. Lo smantellamento del sistema del welfare e la privatizzazione e
mercificazione dei beni comuni essenziali ed insostituibili alla vita ed al vivere insieme hanno riintrodotto i meccanismi di creazione delle inuguaglianza strutturali tra i cittadini riguardo ai diritti
umani e sociali;
la sottomissione volontaria da parte dei poteri pubblici, gli Stati, al potere dei soggetti privati
finanziari, industriali, commerciali in un contesto di crescente finanziarizzazione (a partire dagli anni
’70) dell’economia e della società;
le classi dirigenti – e con esse, le popolazioni – hanno agito come se non avessero imparato
alcunché dalle esperienze e dall’evidenza. Questo si applica nuovamente in maniera eclatante alla
situazione attuale; lo stesso « nuovo » paradigma dello sviluppo sostenibile é stato utilizzato sempre di più come
strumento di rinnovo/rilancio della crescita economica mondiale e della competitività globale, come
ben testimoniato dal linguaggio che parla di « green economy » e di « green capitalism ». Lo
«sviluppo sostenibile » non é diventato un’occasione storica positiva di modificazione strutturale
dei principi e dei meccanismi di funzionamento del sistema che é stato ed é all’origine della
« crescita » di un sistema di ricchezza inuguale, escludente e predatorio.
2.3. Identificazione dei punti chiave strategici sui quali costruire le linee di forza
dell’alternativa (l’illegalità della povertà)
Fra le varie azioni da cui partire, riferimento esplicito é stato fatto a:
la de-costruzione del linguaggio dei gruppi dominanti (dei concetti di base, delle parole chiave, delle
narrazioni mistificatrici, delle false « verità »…. ;
il ruolo centrale del lavoro per la costruzione di una società senza impoverimento ;
lo sviluppo/promozione di imprese e cooperative sociali alla base di un nuovo sistema di ricchezza
collettiva ;
l’essenzialità di una economia e di una politica ei beni comuni publici, a partire dalla terra e
dall’acqua…, fondate sulla sobrietà, l’universalità della disponibilità e dell’accesso, la responsabilità
e la sicurezza condivise e partecipate ;
l’importanza di una nuova fiscalità ;
la redefinizione del sistema monetario e del sistema finanziario (dal livello locale al livello mondiale)
con la messa al bando di istituzioni quali la Banca Mondiale ed il Fondo monetario Internazionale
attuali e di meccanismi quali l’indipendenza politica delle banche centrali tipo la BCE
gli elementi critici insiti nell’attuale sistema commerciale del libero scambio
il valore strumentale centrale dell’informazione, comunicazione e dei nuovi media
2.4. Alcune decisioni operative
E’ stato deciso di sottomettere all’esame e condivisione del “gruppo promotore” alla
riunione del 3 dicembre 2011 tre (brevi) documenti la cui redazione é stata affidata a tre
gruppi di lavoro (composizione da definire nei prossimi giorni) :
Gruppo 1. Documento detto « Le fabbriche dei predatori » il cui compito sarà di sintetizzare in
maniera coerente le principali cause del fallimento delle politiche, strategie e campagne di lotta
contro la povertà
Gruppo 2 Documento detto « Le fabbriche di un divenire inaccettabile » il cui compito sarà di
riassumere le principali politiche proposte per i prossimi anni da parte dei gruppi oggi al potere
Gruppo 3 Nota di riflessione sull’ingegneria operativa dell’iniziativa, in particolare esame dei paesi
nei quali realizzare la dimostrazione della fattibilità della "dichiarazione dell’illegalità della povertà"
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